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Questa settimana abbiamo fatto “quattro chiacchiere con” Bruno Morganti, allenatore della Nazionale maschile pre juniores. Morganti, nello staff tecnico dell’Under19 di Barbiero, (recente argento agli europei U19 in Turchia) ha tenuto il corso allenatori al palazzetto dello sport di Monterotondo, poco prima delle finali U11 e U12 Fipav. Dopo l’incontro, lo abbiamo intervistato in esclusiva ai nostri microfoni:

Qual è stata la tua soddisfazione più bella da allenatore?

«Una delle più belle è il trofeo delle regioni del 2008 vinto con il Lazio. Un risultato storico perché la nostra regione non aveva mai vinto un titolo italiano. E poi non posso che sottolineare l’ultima grande gioia: la medaglia d’argento all’europeo Juniores, la mia prima a livello internazionale. Ma non tolgo dai ricordi i titoli regionali Under13, Under16 e Under18 vinti con il Civita Castellana».

In cosa consiste il lavoro di tutti i giorni di un commissario tecnico della Nazionale?

«Il mio lavoro consiste nell’applicazione quotidiana della programmazione che facciamo sugli atleti, nel monitorare la loro crescita. Un paio di mattine lavoro anche a scuola, poi quasi sempre al Club Italia, la mia seconda casa. Poi ci sono i ritiri con la Nazionale e lì è un vero e proprio full immersion. Il lavoro è costante: programmazione del percorso tecnico-tattico degli atleti, analisi delle statistiche e ricerca e monitoraggio costante di giovani talenti».

Nella tua carriera hai visto tanti ragazzi crescere. Che consiglio daresti a un giovane talento?

«Gli direi che bisogna avere pazienza. Si dice sempre che la pazienza è la virtù dei forti ed è una cosa verissima. Noi stessi con loro siamo molto pazienti, ci diamo del tempo: solitamente il percorso di crescita è di 2-3 anni, in qualche caso anche di 4. La struttura federale crede in questi ragazzi, li sostiene e gli offre il massimo per farli esprimere al meglio. Ma se si vuole una crescita costante ci vuole tempo. Quando io allenavo nelle società, il mio obiettivo era quello di lottare quotidianamente, far credere i ragazzi in loro stessi e non arrendersi mai alle prime difficoltà. Ho riportato questo aspetto anche in Nazionale e sono scelte che alla lunga pagano. Naturalmente con impegno, passione e divertimento».

Da allenatore cosa ti colpisce di un ragazzo?

«Dal punto di vista tecnico e del potenziale, sicuramente la struttura fisica, che è sempre il primo biglietto da visita. Poi è normale, le qualità tattiche e tecniche fanno il giocatore. Dal punto di vista dei rapporti interpersonali invece dico sempre che i ragazzi mi colpiscono tutti. Ognuno riesce a trasmettermi qualcosa di buono, ognuno mi fa amare sempre di più questo lavoro. E per questo li ringrazio uno ad uno».

In un momento di crisi, la Volley Team ha saputo investire anche e soprattutto nel settore maschile. Quanto è importante questo aspetto?

«I numeri della Volley Team Monterotondo sono eccezionali. 130 iscritti maschi che fanno pallavolo. La situazione è veramente molto buona e vi garantisco che a livello italiano questa è una eccellenza. Bisogna investire in questi ragazzi: dare ai tecnici l’opportunità di lavorare, con energie, anche economiche, per fare tornei non solo sul posto, ma anche fuori città.  I ragazzi devono uscire dal loro ambiente e confrontarsi con i più forti. Io vengo da una esperienza di provincia e il salto di qualità, con le mie squadre, lo abbiamo sempre fatto quando siamo usciti da casa nostra. Insieme a noi, il salto, lo ha fatto tutta la società.»

Nel corso ci hai parlato di una pallavolo che a livello internazionale sta cambiando. L’Italia si sta adeguando?

«A livello giovanile c’è stata una inversione di tendenza: dopo tanti anni in cui abbiamo studiato gli altri, ora sono gli altri ad interessarsi a noi. Dopo questo europeo anche noi abbiamo delineato un concetto e una nostra filosofia di gioco. E questo è fondamentale per crearsi il proprio spazio, anche in termini di visibilità. Dobbiamo continuare a migliorare la battuta spin, dove siamo un po’ indietro e la ricezione di questa battuta. Per il resto siamo soddisfatti, ma continueremo a lavorare per arrivare al top».

Qualcuno dei tuoi ragazzi è pronto per la nazionale maggiore?

«Secondo me sì. Giannelli è un 96 ed è un esempio del nostro lavoro: da pre juniores (dove ha giocato 2 anni) ha fatto l’esperienza con la juniores. Ora Berruto lo ha convocato con i grandi. Ma di ragazzi che hanno fatto tutto il percorso giovanile con il Club Italia ce ne sono stati tanti: Lanza, Vettori, Mazzone. Tutti ragazzi che vengono dalle nazionali giovanili e ora sono giocatori affermati».

Agli ultimi mondiali questa Italia ha deluso? Qual è il futuro della nostra Nazionale?

«I ragazzi di Berruto sono ripartiti con tanto entusiasmo, con nuove motivazioni. Certamente speriamo di fare meglio e che si ritrovi quella forza della squadra e del gruppo che forse erano venute meno. Non era una questione tecnica, quando perdi una partita per due palloni, poi ne perdi un’altra per delle difficoltà, poi devi vincere per forza e si innesca un meccanismo che ti porta a sbagliare. Penso che ora il mix tra giovani e grandi possa far fare agli azzurri il tanto meritato salto di qualità».

Ufficio Stampa Volley Team Monterotondo

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