Vincere non è importante. E non è neanche l’unica cosa che conta. Facile a dirsi, più difficile a crederci davvero, ma quando a pronunciare queste parole è l’allenatore che fin qui ha solamente esultato, allora cambia tutto. Savino Guglielmi ha fatto 13. Tredici vittorie in 13 partite, altro che fortuna. La Volley Team Monterotondo è diventata una corazzata allenamento dopo allenamento, punto dopo punto, partita dopo partita. E pensare che lo scorso anno arrivò una salvezza all’ultima giornata. “Mi piace pensare che questo sia il proseguimento del lavoro iniziato un anno fa – ha dichiarato il mister, facendo il punto della situazione nella settimana di sosta del campionato – La squadra è cresciuta, abbiamo seminato bene e ora stiamo raccogliendo i frutti. Si è formato un gruppo che ha permesso a me e Daniele Quaglini di lavorare bene. Siamo sulla strada giusta”.
Rispetto al gruppo di un anno fa sono arrivati i nuovi Tomei, Pietrangeli e Marziali. Cosa hanno dato alla squadra?
“Più sicurezza. La squadra l’anno scorso è stata ripescata per fare la C, poi si è salvata. Non aveva un concetto di vittoria, questi tre innesti hanno dato qualità e convinzione. Il palleggiatore Pietrangeli e il centrale Tomei arrivano da categorie superiori, il libero Marziali è un classe 2002 e rappresenta invece la novità, la freschezza, il talento. In questo gruppo però si respira un forte senso d’appartenenza grazie a persone come Manuele Martinoia, Claudio Cesarini, Stefano Petroni, Emiliano De Gattis, Leonardo Marsano, Leonardo Zampana. Nati e cresciuti qui, eretini doc. Sono i primi tifosi di questa squadra”.
Da Andrea Orlando… a Filippo Marziali. Con Leonardo Marsano come linea di continuità. Si può vincere con i giovani?
“A me piace molto di più vincere così. Orlando ha fatto un percorso straordinario di cui sono orgoglioso. E’ stato convocato in Nazionale e poi è andato al Volley Segrate, permettendoci di creare un progetto con la Powervolley Milano. Anche in Superlega si sono accorti dello straordinario lavoro che fanno i tecnici in questo settore giovanile. Marsano è un 2000 e sta recuperando da un infortunio, ma la sua crescita continua senza sosta. E poi c’è Filippo che è tornato nella società che lo ha cresciuto. Allenarlo mi motiva molto. Col tempo vorrei avere un gruppo di giovani talenti, tutti provenienti dal nostro vivaio. Ora guardiamo sia al presente che al futuro, ma con lavoro, sacrificio e umiltà possiamo davvero sognare di diventare un modello. La qualità del lavoro paga sempre, al di là dei risultati. E’ più importante valorizzare le persone e formare un giocatore che vincere un campionato”.
Cosa ti sta piacendo di più della squadra? La promozione in B è solo un sogno?
“Mi sta piacendo l’alchimia che si è creata tra grandi e giovani. I più esperti si sono messi in discussione per poter far crescere gli altri. L’obiettivo di questo mio lavoro rimane triennale, siamo a metà del percorso in tutti i sensi. I risultati che stiamo avendo vanno oltre le aspettative, non so se siamo pronti per vincere il campionato ma stare lassù è bellissimo e vogliamo restarci. Quello che però vorrei fosse chiaro è che non mi importa niente di vincere tanto per vincere. Io voglio costruire, costruire una mentalità e costruire giocatori. Conta il percorso più che l’obiettivo. Io avrei potuto anche perderle tutte e magari succederà (ride ndr) ma so per certo che il lavoro che stiamo facendo in palestra è vincente. Quest’anno abbiamo fatto anche un percorso psicologico-motivazionale con la psicologa dello sport Alessia Pasquarelli e uno di fisioterapia con Alessio Parisi. Abbiamo pensato al benessere dei ragazzi a 360 gradi”.
Il percorso con il Club Italia vi ha aiutato in questo?
“Abbiamo giocato e ci siamo allenati insieme ai migliori giovani italiani ed è stato formativo per tutti. In particolare vorrei ringraziare l’allenatrice Monica Cresta, con cui è nata una bellissima amicizia. Già questa estate l’abbiamo seguita durante il Trofeo delle Regioni con la selezione regionale del Piemonte. Lei si è messa a completa disposizione, abbiamo osservato e apprezzato il suo approccio e le sue metodologie di lavoro e questo bagaglio di esperienza l’ho applicato con la mia squadra e l’ho condiviso con tutti gli allenatori della società”.
La partita che ti è piaciuta di più?
“Ogni partita ha avuto luci e ombre. Quella in cui però forse mi sono più divertito è stata quella con Zagarolo, perché ho visto in campo quello su cui ci alleniamo in settimana. Mi piace pensare che le coppe si vincano in palestra, durante gli allenamenti. Si giocano le finali solo per ritirarle. Deve guidarci questo spirito”.
State costruendo un percorso di crescita condiviso con tutto lo staff tecnico?
“Ci confrontiamo quotidianamente. In tanti anni di carriera non ho mai trovato in una sola società tanti allenatori così bravi e competenti, sia al maschile che al femminile. Ed è quello che vogliamo tutti, da chi lavora in Serie C a chi lo fa con i bambini del minivolley: fare il bene della Volley Team e dei suoi giovani, creare un modello di lavoro condiviso e applicabile a seconda delle fasce di età”.
Cosa ti aspetti dall’ambiente? A Monterotondo il pubblico è stato sempre da Serie A
“A Monterotondo ho vinto due campionati e ho già vissuto quello che può darci questo bellissimo pubblico. Io non ho un’aspettativa, non mi auguro che la gente venga a vederci. Io ho la certezza che sarà così. Abbiamo vinto, perso, giocato bene e giocato male, ma le persone ci hanno sempre dimostrato affetto e partecipazione riempendo il palazzetto. Questo entusiasmo sarà la nostra linfa vitale”